In una sua poesia del 1940, Rabindranath Tagore (scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo indiano, Premio Nobel per la Letteratura nel 1913 – è considerato uno dei dieci Nobel per la Letteratura più popolari descrive quel particolare momento del risveglio, quando l’umano si alza e incrocia gli occhi del proprio cane che aspettano la carezza del buongiorno. È un rituale che molti di noi che vivono con i cani conoscono bene.
Ogni mattina il mio devoto cane
presso la sedia silenziosoaspetta,
finché io lo saluto con una carezza.
Mentre questo leggero omaggio riceve,
di gioia il suo corpo trasale.
Fra tutte le creature mute,
lui solo, penetrando il velo del bene e del male,
ha visto l’uomo per intero,
quell’essere per cui può dare la vita contento,
al quale senza fini può riversare amore,
da un opaco sentire che a stento
trova una via verso il mondo cosciente.
Quando l’offerta vedo di questo cuore muto
che supplicare sa del suo stesso bisogno,
non so immaginare quale raro valore
la sua saggezza pura trova nell’uomo.
Col suo silenzio guardare,
patetico, smarrito, che afferra
non può esprimere in parole…
Per me però rivela il vero significato
dell’Uomo, nello schema del Creato.